Enrico Pasini, autore esordiente di “Giallo miele” (Edizioni Croce), si racconta
Iniziamo da qui
Mi piace iniziare da un verso di Dante, che fa leva sull’umana sete di conoscenza di Ulisse: “fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza”. È il mio stile di vita. Mi piace scoprire, ascoltare, valutare, confrontare, espormi. E scrivere un libro è anche questo.
Per anni ho lavorato nel mondo dell’Information Communications & Technology e lì ho appreso, nella mia funzione di auditor aziendale, la capacità di indagare e scoprire, ascoltare e valutare.
Da più di dieci anni mi occupo, invece, di temi inerenti all’ambiente e all’apicoltura. Ho fondato con un altro socio, Massimo, una piccola rivista specializzata: si chiama Apinsieme.
Inoltre, gestisco una casa vacanza a Roma, ed essere esposti, a contatto con il pubblico e con ospiti provenienti da tante parti del mondo, richiede ascolto e confronto continuo.
Dimenticavo, poi… ho l’impressione di dovermi esporre anche sulla parte anagrafica.
Esordiente nello scrivere libri ma anagraficamente ben maturo, sono nato a Roma, classe 1959. Sposato e con un figlio. Se volete sapere se ho la patente, sì, la ho! Terminando di celiare, mi diletto di fotografia a livello amatoriale e amo la musica cantautorale italiana.
La scintilla che ha accesso il fuoco della scrittura
Quando ho iniziato a buttar giù le prime righe del libro, scrivendo sul treno urbano che mi portava al lavoro, l’intuizione iniziale è stata quella di dare corpo e volti alle storie che incrociavo e che mi venivano a picchiettare in testa: inganni, sotterfugi, relazioni, esuberanza, tradimento, business che soppianta l’etica, gioia di vivere.
Cosa aveva di chiaro e cosa di scuro tutta quella popolazione seduta di fronte a me? Il titolo, “Giallo miele”, non era ancora delineato ma la trama assumeva, viaggio dopo viaggio, la sua connotazione: una spy-story, un intrigo internazionale dove potessero convivere persone “civili”, normali, poco avvezze all’azione e più alla riflessione, e “addetti” ai lavori.
I protagonisti principali del libro “Giallo miele” (su carta | digitale)
La storia vede due protagonisti principali, Salvo e Zenobia. Il profilo dei due?
Salvo licenziato dalla multinazionale ICT per la quale lavorava, trova impiego in una rivista di agri-apicoltura con un ruolo silente, fatto di osservazioni, di appunti, di analisi, di connessioni. Di relazioni. E quale relazione lega Salvo e Zenobia, donna dalla esuberanza coinvolgente? Da anni al servizio della Ditta, Zenobia è, con gli occhi sul mondo, l’interprete, la voce di tantissimi uomini e donne di affari, di malaffare, politici rampanti ed altri appassionati, faccendieri, uomini ed istituzioni. Ora, insieme a Salvo, si trova di fronte ad un mistero celato tra bytes ed immagini codificate.
Oltre a Salvo e Zenobia. il libro ha un universo femminile molto attivo e determinato con ruoli di primo piano. Penso a Adelaide Natazzi, a Rafida amica di Zenobia, ad Amina, sorella di Zenobia. Alla piccola Miele, a Cecilia. Al capitano Maria Isabel Canepa.
In arrivo al binario sei …
Sì, è la Stazione di Trastevere, a Roma, che diventa luogo di partenza del disegno del libro e successivamente del suo dispiegarsi. Più storie in un mistero condito di sapori, colori e profumi, di miele e cannella. Seguendo le tracce del Miele in viaggio tra Argentina, Cile e Italia, per terminare in Austria, Salvo e Zenobia schivano tradimenti e doppio gioco. Tradimenti e doppio gioco da parte di chi è loro più vicino. A disseminare il percorso di trappole, invece, ci pensa una figura controversa, apparentemente gentile, ma che ha una storia oscura nata sotto la dittatura di Pinochet.
L’antagonista? Affascinante e spietato
Sì, l’ho chiamato il Cileno, è lui l’antagonista che si scontra con Salvo e Zenobia, e con la Ditta.
Ti dicevo del miele, nettare degli dèi, fonte di vita: è il filo che lega i vari eventi. E se qualcuno lo manovrasse per trasformarlo in veicolo di morte? Non andrei oltre, per non togliere sorpresa e curiosità… Però posso rilevare che il Cileno ha maturato negli anni della dittatura la capacità di manipolare le menti e piegarle al suo volere.
Cosa c’è di mio
Sicuramente nel libro ci sono molti inserimenti di esperienze personali.
Prima ho citato la Stazione di Trastevere. Per anni è stato il mio punto di partenza per viaggi quotidiani di una ventina di minuti, all’andata e poi al ritorno.
Mi è venuto spontaneo partire dalla mia “professione” attuale, la rivista di apicoltura, facendo assurgere al miele la funzione di trait d’union tra i protagonisti del libro. La parte del libro che riguarda l’aspetto tecnologico, la ricerca, la capacità di ascolto, il comprendere le relazioni sociali, aziendali, umane, deriva dalla mia precedente esperienza lavorativa nel mondo ICT.
Un aneddoto particolare che lega i personaggi al vissuto
Seguiamo questo filo, relativo a come possono nascere i nomi e cognomi dei personaggi. Parlo di Maria Isabel Canepa, la vedrete comparire, avanti nel libro, nelle fasi finali. Una breve apparizione ma densa di significato.
Nella mia attività di gestore e proprietario della casa vacanza, tra i vari ospiti, ho accolto persone di differenti strati sociali e con diversi retroterra culturali e professionali. Chi mi ha raccontato storie e chi proveniente dal Cile mi ha regalato un ottimo vino rosso, un cabernet sauvignon della Valle del Maipo. Etichetta “Canepa”. Il nome Maria Isabel è un omaggio alla scrittrice cilena, Maria Isabel Allende.
Salvo e Zenobia, i due protagonisti principali, i miei “cocchi”, sono proiezioni della mia vita? E gli altri protagonisti? Chissà.
È indubbio che ogni libro porta in sé esperienze, notazioni, ricordi riconducibili alla propria vita.
Però… c’è un però. È quasi un obbligo, inserire un disclaimer che recita: “Gli avvenimenti, i luoghi, le date, le persone e i loro ruoli nella vita e nella storia sono puramente casuali e non riconducibili, come per i volti e il tratteggio dei personaggi, a situazioni reali. È solo la vostra voglia di immergersi nel racconto che vi porta a scorgere similitudini, coincidenze, porzioni di vita vissute e a decifrare, alla fine, il QR Code per poter scardinare l’esagono”.
I lettori dicono…
Sai il libro, come me, è agli esordi e sarei un millantatore se dicessi che ho migliaia di lettori.
Con quelli che conosco e quelli con i quali vengo a contatto durante le presentazioni si instaura un buon rapporto di fiducia: mi dicono “racconta storie che incuriosiscono e non barare. Tutt’al più, piccole omissioni”. È la loro aspettativa. Spero di non deluderli. Con altri che hanno più difficoltà con alcuni passaggi tecnologici, per esempio il QR Code, provo a prenderli per mano per fargli comprendere che è un aspetto molto più comune – e semplice – di quanto pensino. E poi, ripensando al “racconta storie che incuriosiscono”, il lettore che amo di più è quello curioso.
Quello che non si ferma di fronte ad una porta chiusa e si chiede il perché, come minimo.
Cosa spinge a scrivere
Mettersi in gioco, condividere, suscitare riflessioni e analogie con la propria vita. Su quel treno, da Trastevere è scattata la scintilla. Inconsciamente, per colmare una lacuna. L’ho scoperto ex post, quando una lettrice (ciao Laura) mi ha detto “hai chiuso il triangolo: piantare un albero, fare un figlio, scrivere un libro”. I primi due eventi mi hanno visto co-protagonista e co-artefice anni fa; il terzo, il libro, solo da qualche mese come autore in prima persona.
Riferimenti, modelli, libri che ispirano
Mi piace confrontarmi con storie e racconti che mi consentano due approcci: scoprire oltre, scoprire dentro. Da questo punto di vista la letteratura contemporanea con gli italiani Calvino, Eco, Pasolini, Sciascia, Silone, Vittorini, quella che si è sedimentata durante gli anni del liceo e quindi ripresa in più occasioni successive, è quella che mi è più consona. Se vogliamo calarci nel genere “giallo”, amo la francese Fred Vargas; tra gli italiani Lucarelli, Manzini, De Cataldo, Carofiglio, Camilleri.
Ultimamente ho conosciuto e sto apprezzando Morlupi. In genere però preferisco mantenermi aperto e non autoconsegnarmi ad uno specifico genere. Credo di essere troppo “giovane” per ispirarmi e di essere ancora in fase di apprendimento, scoperta e metabolizzazione.
Tempo di vita e tempo di scrittura
Lucio Dalla cantava: “ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”.
In questo caso l’impresa eccezionale è mantenersi umili, normali e divertirsi. Oltre ad essere rispettoso delle relazioni familiari. Si vorrebbe scrivere, ascoltare, essere scopritori e curiosi ogni minuto. Ma poi c’è sempre la realtà quotidiana. Insomma, diventa facile conciliare se in famiglia ci si rispetta. Da questo punto di vista mia moglie Carla è stata di grande supporto ed ha mostrato tanta pazienza. Oltre a fornirmi dei consigli. Ed infine, come amministratore dei miei orari di lavoro, libero professionista, posso scegliere tempi e momenti da dedicare alla scrittura.
Sono un lettore…
Curioso e metodico, forse maniaco. Quando leggo un libro, specie se “giallo”, compilo delle schede cartacee man mano che incontro i protagonisti. Mi serve per evidenziarne gli aspetti psicologici e per tenere traccia delle relazioni che si instaurano. E utilizzo le scheda anche come segnalibro.
Da poco ho scoperto anche la lettura in digitale. Un po’ per mancanza di spazio, un po’ per comodità. Certo il piacere del frusciare della pagina, il profumo della carta rimane sempre imbattibile.
L’editore
Intorno a fine 2020 ho iniziato a inviare il manoscritto ad alcune case editrici. Ho puntato sugli outsider e su quelle di nicchia. Dopo qualche diniego, dopo qualche richiesta di pubblicare a pagamento, che ho gentilmente declinato, mi ha accolto Fabio Croce, storico editore a Roma.
Una persona squisita dal lato umano e professionale. Mi ha dato fiducia e lo devo ringraziare.
Utilizzo delle reti sociali
Oggi riversiamo sulle reti sociali, nella costruzione di relazioni, tempo e passione. Cerchiamo in questo ambiente comunità innovativa; cooperazione conviviale; comunicazione diffusa; conoscenza condivisa. Il massimo lo si ottiene quando riesci a sfruttare la maggiore disponibilità di cultura e di informazioni, resi disponibili da nuovi media e tecnologie, aumentando la capacità di dialogo ed empatia unitamente alla crescita interiore. Non è la quantità ma la qualità della informazione e della cultura a farci crescere. Del resto, se ho una grande biblioteca non divento automaticamente un grande studioso o letterato. Consideriamo anche che negli ultimi due anni di imperante pandemia le possibilità di incontri de visu si sono di molto ristrette e, allora, affidare ai social la possibilità di autopromozione diventa una opportunità da valorizzare. Cercate su facebook la pagina @giallomiele, e guardate i video sul canale youtube, per esempio questo breve promo.
E dopo …
Tornare a viaggiare, all’estero soprattutto. Magari andare a Parigi, nuovamente, che potrebbe essere scenario del nuovo libro. Il lettore più accorto e che ha sfogliato tutte le pagine avrà intuito che …fermiamoci qui e non spoileriamo… viziaccio questo di inglesizzare, eh? E allora limitiamoci a dire che scrivendo il primo libro mi sono divertito assai e perché non continuare a farlo? Tutto sta a far sì che ci sia lo starter giusto, l’ispirazione, il refolo che spinge.