Avignone, P…Api a Palazzo

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:apicoltura
  • Commenti dell'articolo:0 commenti

Il messaggio che raccogliamo dal viaggio con l’ape in terra francese, ad Avignon, terra di P… api? Ciò che dice sempre, cioè di avvicinarsi sempre con amore e rispetto al suo mondo. Ce ne parla l’autore, arricchendo il suo racconto con le testimonianze di apicoltori locali

I viaggi di piacere a volte forniscono una doppia occasione: la prima, quella di far affiorare ricordi, colori del cielo, odori di un particolare luogo, una particolare atmosfera; la seconda, quella di unire l’utile al dilettevole. Cogliere e coltivare la scintilla che spinge a raccontare l’esperienza vissuta, questa volta in modo professionale è ciò che mi sono portato dietro dopo questo viaggio tra Marsiglia e Avignone, ai primi di maggio.

Ed in modo specifico, la visita al Palazzo dei Papi, al Giardino del Palazzo e al Ponte di Avignone. E l’incontro con delle padrone di casa speciali, le api.

La mia prima volta ad Avignone

Anni fa, anni fa e ancora anni fa, era il 1989, approdai ad Avignone spinto da uno scritto di Alphonse Daudet, scrittore e drammaturgo francese del XIX secolo. Qui vi traduco un brano di Lettres de mon Moulin, La Mule du Pape, 1869:

“Per la gioia, la vita, l’animazione, il treno delle vacanze, mai una città così. C’erano, dalla mattina alla sera, processioni, pellegrinaggi, le strade cosparse di fiori, fiancheggiate da alti elenchi, arrivi di cardinali dal Rodano, stendardi al vento, galee addobbate di bandiere, i soldati del papa che cantavano in latino sul le piazze, i sonagli dei fratelli mendicanti; poi, da cima a fondo delle case che si accalcavano ronzando intorno al grande palazzo pontificio come api intorno al loro alveare, c’era ancora il ticchettio dei telai dei merletti, l’andirivieni delle spolette che tessevano casule d’oro, i martelli delle ampolle, le frese, le tavole armoniche in riparazione dai liutai, gli inni degli orditori; sopra il suono delle campane, e sempre qualche tamburello che si sentiva ronzare laggiù, al lato del ponte…”

Allora, era il 1989, non diedi molta importanza a quella frase che ho evidenziato in grassetto “ronzando intorno al grande palazzo pontificio come api intorno al loro alveare”, ero più concentrato sull’aspetto festaiolo. In realtà anche questa volta non avevo cognizione diretta, solo un bourdonnement (ronzio) che mi solleticava e che mi sussurrava: “ok, ti stai prendendo una pausa dal lavoro, ma ricordati che sei sempre un tessitore di parole. Tieni dunque sempre pronto telaio e spoletta”, che poi altro non sono, per me, che carta e penna.

(…)

L’articolo è stato pubblicato su Apinsieme, giugno 2022. Qui di seguito la versione integrale in pdf

Lascia un commento