E non è una immagine generata dall’IA.
E poi ci sono quelli che hanno fatto l’occhiolino a Trump e si meravigliano dell’apprendista Elon Musk che ha investito milioni di dollari per essere presente alla sua “scuola di formazione”. Di Trump, intendo: scuola di formazione per futuri POTUS (dai che l’acronimo è facile da decifrare!).
Trump, ve lo ricordate? quello della politica protezionista e dei dazi. I vessilliferi trumpiani in Italia si domanderanno quanto costerà all’Italia la trumpeconomic? E poi c’è il magnate americano che piace tanto alla Meloni, che a breve getterà la mask (come si pronuncia Musk?) per ambire nel 2028 al dominio assoluto: politica + tecnologia. Quello sempre dell'”America è un paese di costruttori e noi costruiremo”. Regole? Machissenefrega. E chi entra in ballo ora? quelli che brindano e che invece di capire e comprendere i fenomeni “naturali” dell’evoluzione tecnologica e scientifica si baloccano con il mito del “mondo che non c’è più e signora mia dove andremo a finire? anche l’operaio vuole il figlio dottore!”. Capire e comprendere opportunità e rischi di un mondo che è in evoluzione dagli anni ’50 e invece alti lai si odono a proposito di intelligenza artificiale (che poi in realtà se avessero approfondito un cicinino di più dovrebbero dire “intelligenze artificiali”).
Un recente libro di Alessandro Aresu “Geopolitica dell’intelligenza artificiale” (si scende in profondità parlando di varie IA) ci fornisce uno spaccato sull’evoluzione della tecnologia, sulle menti che l’hanno generata (america, asia) e sui posizionamenti e dominio geopolitico che si vanno delineando. Oggi la ricchezza si va sempre più spostando dal PIL ai DATI e sarà chi dominerà i DATI ad avere vantaggio competitivo. Un recentissimo articolo di Paolino Madotto, su Agenda digitale, evidenzia come “l’Europa e l’Italia rischiano di rimanere indietro in questa corsa tecnologica. Gli investimenti europei in nuove tecnologie sono stati inferiori rispetto a quelli di USA e Cina, che dominano il settore grazie a un accesso massiccio ai dati e a una forte capacità di innovazione. In particolare, l’Italia soffre di una mancanza di investimenti mirati e di un ecosistema tecnologico frammentato, che non riesce a sfruttare appieno il potenziale dell’AI. Se non si interviene prontamente, queste carenze potrebbero ampliare il divario economico con i paesi più avanzati, limitando la competitività e l’innovazione del continente”.
Colmare i divario, aggiungo io, non vuol dire procedere senza etica e senza controlli. E’ per questo che il Parlamento Europeo ha varato un regolamento (non deve essere recepito dai paesi membri,è già in vigore da agosto 2024, anche se la sua applicazione concreta è prevista per tappe). E’ possibile che l’intelligenza artificiale possa mutare in profondità l’assetto socio-economico del “vecchio continente,” apportando benefici potenziali. Allo stesso tempo, l’IA può anche presentare dei rischi per i diritti, la sicurezza e il buon funzionamento del mercato unico. Il regolamento europeo nasce per trovare un equilibrio tra le due istanze – accompagnare l’Europa nell’adozione dell’IA e dei suoi benefici e farlo per l’interesse generale – e in questa ricerca l’AI Act è pensato con un approccio basato sul rischio.
Ed ora saltiamo ad una notizia fresca fresca. La vittoria di Trump (ma sì, dai, brindiamo a Trump) è avvenuta anche grazie alle generose donazioni di Elon Musk. Donazioni? Io le definirei investimenti, se vediamo il rapporto causa effetto. Infatti: Vince Trump e Musk guadagna 20 miliardi di dollari. 20 miliardi a fronte di 118 milioni di dollari investiti nella campagna presidenziale a sostegno di Trump. Ergo, “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Freghiamocene del divario economico, freghiamocene del prossimo futuro dominio dei DATI, riduciamo tutto a barzelletta. Io penso, invece, che l’insegnamento gramsciano “istruitevi, agitatevi, organizzatevi” possa essere applicato anche in campi controversi come l’Intelligenza Artificiale. A Elon Musk e Trump, come in Cina, dell’etica, forse, poco importera’. Qui in Europa sta a noi garantire l’equilibrio tra etica e innovazione.