Oggi è la giornata mondiale della Terra. Earth day, per gli anglofobi. Ho detto bene, anglofobi, quelli che hanno paura di ogni contaminazione culturale. E che vedono nella lingua inglese non uno strumento di comunicazione ma un segno di dominio. Oh, però mi raccomando in casa hanno “leppol“.
I cinici sbotteranno “eccheppalle, le giornate mondiali!”. Ma è un cinismo che sottovaluta l’orientamento, il pungolo, il segnale che può venire anche da questi momenti. Specialmente se accompagnati da pratiche costanti e coerenti.
E poi, oggi, giorno successivo alla morte di Papa Francesco non si può omettere di ricordare il significato dirompente del messaggio ambientale e sociale dell’Enciclica Laudato Si’ (2015) del Papa. E la stretta connessione che Bergoglio individua nell’inquadrare legami che vanno affrontati e risolti insieme:
Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.
Però, vuoi mettere quanto è fico, quanto è cool, quanto sa tanto di épater le bourgeois ripetere all’infinito che oggi è solo un festival dell’ipocrisia.
Ma all’infinito io consiglierei la lettura e la rilettura dell’Enciclica Laudato Si’. Mi rendo conto in tempi di fast, superfast, sbrigati, corri, va veloce leggersi le circa 90 pagine può essere un impegno “rilevante”.
Era Maggio 2015, l’accordo di Parigi sul clima ancora non esisteva. Accordo, peraltro disatteso e smontato puntualmente da potenti e fetenti. Non ultimo il grido di battaglia di Trump “Drill, baby, drill!”, “Trivella, tesoro, trivella! Il mantra ripetuto di Donald Trump spinge affinché negli Stati Uniti vengano estratti più petrolio e gas. Ma soprattutto, il presidente ha puntato a un obiettivo ancora più ampio: mantenere il mondo agganciato ai combustibili fossili che riscaldano il pianeta il più a lungo possibile.
La scelta ecologica di Papa Francesco (ma capiremo che non è solo ecologica) è stata annunciata formalmente nel maggio 2015. L’accordo di Parigi sul clima non esisteva ancora (sarebbe arrivato qualche mese dopo), e il Papa apre la sua lettera con il titolo Laudato Si’. Evocazione del Cantico delle creature di San Francesco. L’argomento principale dell’enciclica è lo stretto legame tra la questione ambientale e la crisi sociale. «Non si tratta di un’enciclica verde ma di un’enciclica sociale».
L’emergenza climatica determina anche una crisi morale, oltre che scientifica e politica. «Esiste un forte consenso scientifico che indica un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. Negli ultimi decenni, questo riscaldamento è stato accompagnato da un costante innalzamento del livello del mare e da un aumento degli eventi meteorologici estremi», si legge nel testo Laudato Si’, elaborato dopo diversi mesi di consultazioni con accademici del settore.
Pensate oggi quanti ipocriti che negano il cambiamento climatico si prodigano di encomi su Papa Francesco in questo momento di lutto, riflessione, scoramento. E per molti, come me, atei, di preoccupazione per ciò che potrà venire e di come quel Papa oggi osannato possa essere lasciato solo, tra qualche mese. Del resto, gioco forza, un altro momento di solitudine il Papa lo affrontò già. Cinque anni dopo quell’enciclica, era il 2020, abbiamo davanti a noi una immagine evocativa della solitudine nella quale ci siamo cacciati. E’ il Papa, solo, in una piazza San Pietro deserta per il Covid, una piazza sferzata dal vento e dalla pioggia. “Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami”, le parole del Papa in quell’occasione. E ancora “non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato”.
La pandemia allora ci ha fatto riflettere che non esiste solo la globalizzazione tecno-capitalista e il profitto per pochi, ma anche una globalità sociale e soprattutto ambientale. Lelio Demichelis, docente di Sociologia economica Dipartimento di Economia- Università degli Studi dell’Insubria, in un articolo su Agenda Digitale pone l’accento sulla attualità dell’Enciclica:
Occorre dunque pensare – ma questo in senso positivo e virtuoso – a uno ‘spillover antropologico’ per passare da ‘noi stessi come siamo diventati’ dopo tre secoli di ininterrotta pedagogia/ideologia tecno-capitalistica, a ‘un altro noi stessi e a un’altra economia responsabile e solidale’. Un vero e proprio ‘salto antropologico di specie’, non solo per ‘restare umani’ – forse da tempo non lo siamo più o lo saremo sempre meno quanto più crescerà la nostra delega alla tecnica – ma per ‘diventare veramente umani’: per cui l’economia e la tecnica, finalmente non capitaliste, potranno avere effetti positivi sull’intero ecosistema e sul sistema sociale globale.
Citavo poco prima l’Enciclica e della necessità di un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura. E’ il concetto di ecologia integrale, che mette l’accento sulla intima connessione tra disuguaglianze e crisi climatica. Ogni aspetto della vita umana sulla Terra: biodiversità, atmosfera, società, sistemi alimentari, distribuzione e redistribuzione della ricchezza va considerato e affrontato. Mi ricorda la stucchevole polemica tra diritti civili e diritti sociali. Vanno affrontati e risolti insieme.
Nel 2021, Nello Scavo, giornalista dell’Avvenire attento alle sopraffazioni che avvengono nel mondo (da leggere il suo libro “Il salvatore di bambini“, che denuncia la tratta dei bambini ucraini estirpati dalla loro terra ucraina e deportati in Russia), in una intervista raccolta da notiziecarpi.it ci parla dell’importanza di leggere, rileggere, capire (e aggiungo io, diffondere) quanto riportato nell’Enciclica.
Il giornalista parte da questo aneddoto:
Una notte su una nave salvataggio nel Mediterraneo, avevo avuto una discussione molto vivace con dei ragazzi non propriamente casa e chiesa. Ad un certo momento alcuni di loro mi hanno rimproverato e mi hanno detto ‘probabilmente non hai capito fino in fondo e non hai letto e non hai riletto e studiato fino in fondo la Laudato Si’ di Papa Francesco
Nello Scavo sembra mettere l’accento sul fatto che l’Enciclica disturbi e non poco i “manovratori” di ogni ambiente, interno ed esterno alla Chiesa. Ed infatti prosegue:
(…) Per le ragioni che ho detto prima, non credo che il mondo cattolico abbia nel complesso compreso quale sia la portata e l’impatto della Laudato Si’ negli altri mondi e come, altri ambienti, non sempre favorevoli anzi molto ostili al Pontefice, al pontificato in generale, alla chiesa, guardano con preoccupazione alle analisi e alle riflessioni del Papa; tanto che viene molto attaccato per quello che ha scritto oltre a quello che fa e dice. Ma il punto è che proprio dalla dimensione dell’inimicizia che la Laudato Sì è guadagnata all’interno (purtroppo va detto) del mondo cattolico ma soprattutto all’esterno dovremmo comprendere quanto invece sia importante questo documento (…)
Certamente, queste impressioni di Nello Scavo non mi sono indifferenti. Anzi, le condivido in pieno. Era il 2015, novembre, pochi mesi dopo della pubblicazione dell’Enciclica ed esponevo sui social un mio pensiero. “Libera Chiesa in libero Stato, sarò un vecchio romantico … forse per questo le parole di Papa Francesco mi risultano dure e denunciano una situazione di “guerriglia istituzionale” in Vaticano. Dire “io e i miei collaboratori” e richiamare all’impegno i fedeli riuniti a piazza San Pietro “con voi, con la Chiesa tutta” è il segnale forte della lotta in corso in Vaticano … “non mi distoglieranno”. Forse il Papa che risulta (magari non lo è) ma risulta il più determinato nel riportare moralità nella Chiesa è scomodo per alte gerarchie. Libera Chiesa in libero Stato .. non dovrei fare il tifo. Ma una sottile simpatia non la si può negare”.
Ammetto che negli anni quella sottile simpatia si è rafforzata sempre più, leggendo più e più volte l’Enciclica. Non credo, mi professo ateo, o forse sono solo ‘diversamente credente’ o ‘diversamente spirituale’. Intendendo la ‘spiritualità’ come ‘ricerca di senso’ della vita; come partecipazione a una ‘etica’ di condivisione e di interiorità/moralità; o intendendo la filosofia anch’essa come una forma di spiritualità). Insomma, qualcosa di umano, indipendentemente dalla presenza o meno di un Dio.
Spero che quello che ha seminato Papa Francesco sia in grado di germogliare. E che agenti esogeni ed endogeni non secchino il campo. Preoccupanti avvisaglie giungono dai fedelissimi di Trump. Marjorie Taylor Greene ispiratrice del movimento MAGA ci dice, come riportato da Open: «Oggi ci sono stati cambiamenti di grande importanze nelle leadership globali», evoca maliziosa su X, per poi cantare esplicitamente vittoria per la morte di Francesco: «Il male sta venendo sconfitto per mano di Dio». Constato, quindi, che un Dio viene sempre impropriamente usato per affermare la volontà di sopraffazione.
Del resto gli stretti legami tra sopraffazione, detenzione dei mezzi di produzione e controllo sociale, e conseguenze che ricadono sui più deboli sono ben presenti nell’Enciclica:
Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo. Perciò è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di biossido di carbonio e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. C’è ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di accumulazione.
Parole che non lasciano equivoci e che Luciana Castellina, sull’editoriale di oggi de Il Manifesto, riveste di natura squisitamente politica:
Il messaggio del suo pontificato è stato direttamente politico, innanzitutto perché ha avuto il coraggio (che ahimè spesso manca a parte della stessa sinistra laica) di indicare con chiarezza il nemico, il colpevole dell’ingiustizia – «quella struttura ingiusta», dominata dal «primato del danaro che collega tutte le esclusioni», «rende schiavi, ruba la libertà», «mitizza il progresso infinito e l’efficienza incondizionata». Il capitalismo, insomma.

Tante volte Papa Francesco ha sferzato i potenti della Terra, quasi a confidare che i giovani possano agire in surroga. Le mobilitazioni che negli anni passati si sono svolte dietro la sigla FridayForFuture saranno in grado di far sviluppare e sedimentare una nuova coscienza? E il grido “Io sto con la terra (#IstayWithTheEarth)” rimarrà un grido isolato di cui sentire solo la eco o ci renderà tutti più consapevoli?
Nei Paesi che dovrebbero produrre i maggiori cambiamenti di abitudini di consumo, i giovani hanno una nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso, e alcuni di loro lottano in modo ammirevole per la difesa dell’ambiente, ma sono cresciuti in un contesto di altissimo consumo e di benessere che rende difficile la maturazione di altre abitudini. Per questo ci troviamo davanti ad una sfida educativa.
Sabato 26 aprile ai funerali del Papa parteciperanno credenti, non credenti, curiosi, potenti, deboli, laici, religiosi, capi di stato. Mi auguro che in quella giornata forte sia il pensiero e la riflessione su queste ultime parole che il Papa ha rivolto a febbraio 2025 in una lettera indirizzata ai Vescovi degli Stati Uniti d’America:
«Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano incomincia male e finirà male».